Prima o poi ciascuno deve affrontare una successione ereditaria.
Il servizio di consulenza e redazione della Dichiarazione di Successione, aiuta ad orientarsi nelle dinamiche complesse di una successione ereditaria ed a comprenderne gli aspetti non solo di natura formale (compilazione della Dichiarazione di Successione e Voltura Catastale), ma anche e soprattutto negli aspetti giuridici e fiscali per affiancare i Chiamati a scelte consapevoli.
Quando un parente o una persona vicina viene a mancare, mettiamo in discussione le certezze e le convinzioni che la vita di tutti i giorni ci affida. In questo contesto di forte carica emotiva, non è facile prendere decisioni razionali. Chi sopravvive deve affrontare e gestire un cambiamento spesso radicale e complesso.
La propria capacità decisionale, viene ulteriormente limitata dalle carenze di informazioni. Per mancanza di esperienza diretta, verranno compiute scelte su questioni di cui si sa poco o nulla:
Viste le difficoltà, suggerisco di NON FARE DA SOLI. E’ sempre preferibile appoggiarsi a un professionista che abbia competenze per aiutare a gestire le numerose incombenze che necessariamente seguono il decesso.
Fin dal primissimi giorni dal decesso, il chiamato si troverà immerso in una realtà dove il tempo è la risorsa più preziosa in quanto, senza poter riflettere, molte decisioni devono essere prese e molte azioni devono essere portate a termine; per questo motivo è importante delegare altri – ove possibile – a occuparsi delle questioni più urgenti, ovvero dedicare un pò di tempo a organizzare in proprio le scadenze e definire le priorità.
I primi giorni sono i più cruciali, perché la tensione emotiva è massima e le scadenze più immediate sono spesso ignote ai superstiti o comunque sono molto ravvicinate fra loro; inoltre diversi adempimenti sono correlati fra loro, rendendo impossibile completarne uno senza prima averne definiti altri: ad esempio, non si può subentrare nelle quote ereditate di una Srl senza prima aver presentato la dichiarazione di successione.
Il primo documento necessario per i superstiti è una copia dell’estratto per riassunto dell’atto di morte, che viene richiesta all’Ufficio dello Stato Civile suddetto per l’adempimento delle prime formalità: trasporto della salma, pubblicazione degli annunci mortuari, prenotazione del luogo di sepoltura o cremazione, ecc.
La seconda questione da affrontare consiste nella verifica delle norme applicabili alla successione, in funzione dell’esistenza o meno di un testamento valido; i chiamati, infatti, devono documentare l’eventuale esistenza di un testamento ai fini della successione nei rapporti bancari del defunto e in alcune sue partecipazioni societarie, ai fini della riscossione di eventuali polizze vita e di molti altri adempimenti.
In assenza di testamento, la successione diventa legittima, ossia, il patrimonio del defunto entra in una comunione ereditaria le cui quote sono determinate dal codice civile in funzione dei gradi di parentela dei chiamati.
L‘atto notorio o la certificazione sostitutiva di atto di notorietà da redigere con firma autenticata, servono anche per affrontare la terza questione, cioè l’individuazione dei chiamati all’eredità.
La scomparsa di una persona può comportare problemi reddituali di non poco conto al suo nucleo familiare, soprattutto se il defunto era l’unico o il principale produttore di reddito della famiglia.
Il contesto si aggrava se si tiene conto che gli istituti finanziari, per legge, sono obbligati a bloccare i crediti e i beni in deposito di un cliente appena hanno notizia del suo decesso; il blocco dura finché non sia stata fornita la prova della presentazione della dichiarazione di successione con l’indicazione dei crediti e dei beni suddetti, ovvero non sia stato dichiarato per iscritto dall’interessato che non vi era obbligo di presentarla.
In pratica la banca, blocca i prelievi dal conto corrente, impedisce l’accesso ai libretti di deposito, non consente la mobilizzazione del patrimonio investito in titoli, azioni, ecc., e vieta l’accesso alle cassette di sicurezza.
Tenuto conto che il tempo medio per presentarla è di 3-4 mesi, risulta evidente la gravità della situazione in cui una famiglia venga a trovarsi, senza più fonti di reddito e con i propri risparmi inutilizzabili per tempi lunghi.
E’ facile capire perché le banche debbano costituire la prima preoccupazione dei familiari superstiti, i quali devono innanzitutto conoscere i rapporti in essere (il defunto infatti poteva essere titolare di conti correnti o altri rapporti non noti agli eredi) mediante un veloce esame della documentazione lasciata dal defunto. Solamente conoscendo i rapporti finanziari esistenti è possibile valutare le risorse economiche di cui la famiglia potrà disporre.
Quando il defunto era un imprenditore o esercitava, anche in forma associata o societaria, un’attività commerciale, artistica, professionale oltre ai problemi familiari ai quali abbiamo accennato, si aggiungono diverse problematiche relative all’attività.
Nelle realtà economiche incentrate su un’unica persona, la morte della stessa equivale ad un terremoto, un evento negativo potenzialmente in grado di innescare circoli viziosi che conducono alla crisi e spesso alla cessazione dell’attività.
Questo può accadere perché nelle realtà medio-piccole la gestione è molto accentrata al vertice e spesso la struttura organizzativa è così ridotta da non consentire, anche volendo, la possibilità di delegare funzioni e responsabilità direttive.
Un’alternativa frequente alla delega consiste nel coinvolgimento dei familiari (coniuge, figli, fratelli, ecc.) nella conduzione dell’attività, in modo che alla morte di un membro della famiglia altri possano far fronte alla necessità dell’azienda: però la morte non può essere pianificata, e può sopraggiungere quando i familiari non sono in grado di prendere in mano le redini dell’attività (es: figli minorenni).
Da queste premesse risulta chiaro che i chiamati devono scegliere fra due alternative: proseguire o meno l’attività, scelta non facile ma che deve essere presa molto rapidamente, onde evitare danni economici assai rilevanti, con particolare riferimento alla perdita di avviamento e ricavi.
Infatti una interruzione prolungata dell’attività, causata ad esempio da fatto che gli eredi necessitano di molto tempo per subentrare in azienda o per trovare un’acquirente, comporta una perdita di clientela e una probabile frattura nell’organizzazione interna. Quale che sia la scelta dei chiamati, tale perdita resterà comunque a loro carico.
Prima di poter prendere una decisione occorre farsi un’idea all’inizio anche approssimativa dei beni, diritti e obbligazioni rientranti nel patrimonio del defunto.
Non conoscere l’oggetto della successione, infatti, rende più difficile la pianificazione delle cose da fare, la scelta fra accettare l’eredità liberamente o con beneficio d’inventario, una eventuale rinuncia, la valutazione delle quote spettanti a ciascun erede e il calcolo delle quote di riserva spettanti a ciascun erede, così come rende impossibile effettuare le prime stime sull’ammontare delle imposte gravanti sulla successione.
Spesso i superstiti sono a conoscenza degli elementi più tangibili del patrimonio del defunto (immobili, autoveicoli, aziende, ecc.) mentre è più improbabile che ne conoscano tutti i diritti e le obbligazioni in essere, così come i suoi rapporti finanziari di debito/credito verso terzi.
Occorre pertanto una preliminare raccolta di informazioni inerenti il patrimonio, sia scambiandosi dati e notizie fra i parenti più stretti (cosa non sempre agevole per frequenti gelosie e invidie presenti nei rapporti interpersonali), sia esaminando la documentazione lasciata dal defunto (libretti e matrici di assegni bancari, estratti conto o altra documentazione idonea a dimostrare l’esistenza di rapporti di conto corrente , di deposito, di mutuo e similari; dichiarazioni dei redditi, bollettini e dichiarazioni ICI, bollette telefoniche o di fornitura di gas ed energia, delle quali ricostruire il patrimonio immobiliare; agende, corrispondenza recente, appunti e annotazioni personali.
Documentazione aziendale, quando il defunto era titolare di un’attività, al fine di determinarne approssimativamente il valore.
Una volta individuato il patrimonio ereditario, diventa importante capire come e con chi debba essere suddiviso. La prima questione rilevante è l’eventuale esistenza di un testamento e la sua validità.
La seconda questione consiste nel determinare chi siano i chiamati all’eredità e gli eventuali legatari/onorati, tenendo presente che:
L’ultima questione, non meno importante consiste invece nella potenziale conflittualità economica e/o caratteriale fra i chiamati all’eredità; raramente infatti parenti e affini sono legati da rapporti di fiducia e correttezza.
Occorre allora prevenire i contrasti e l’eventuale contenzioso legale, prevedendo le aspettative degli altri e proponendo compromessi e soluzioni di comodo che possono accontentare tutti.
Evitare o dirimere le liti successorie non è facile, anche perché ci si può imbattere con persone non in buona fede che vantano diritti inesistenti o non più validi, e in certi casi il ricorso al tribunale è l’unica via di uscita.
Quanto sopra mette in evidenza la complessità di una materia come la successione ereditaria. Per volontà non si sono elencati gli aspetti tecnici legati alla continuazione di un’attività piuttosto che la divisione ereditaria dei beni sapendo che sono argomenti che non possono essere affrontati in poche righe e che divergono da caso a caso.